Diocesi di Palermo
La pianta della Chiesa è a croce latina con un profondo presbiterio ad un unica campata e si conclude con un abside semicilindrico sormontato da un catino absidale movimentato da cinque pennacchi. Il prospetto principale attuale costruito nel 1682 si presenta più statico. La conformazione del prospetto attuale, a causa dell’abbassamento, rispetto a quello originario, esteticamente si presenta più statico e più pesante, e solo gli elementi decorativi piatti e tridimensionali, movimentando e armonizzando la superficie, ne alleviano la ponderalità. L’ordine inferiore del prospetto attuale ha una larghezza doppia rispetto a quella dell’ordine soprastante. I tre ingressi della Chiesa sono inquadrati entro sei lesene tuscaniche che si sviluppano per tutta l’altezza del primo ordine, hanno basi poggianti su piedistalli decorati da semplici modanature, due lesene sono poste alle estremità laterali e due coppie che inquadrano l’ingresso principale. I vani dei due ingressi laterali, come i vani del resto delle aperture del prospetto, sono racchiusi in cornici marmoree piatte decorate da semplici modanature ad andamento spezzato e da piccole volute. In alto, lungo gli architravi, si trovano motivi decorativi a conchiglie stilizzate e piccoli accartocciamenti. Gli ingressi laterali sono sormontati da frontoni triangolari e da finestre con volute piccole e volute più grandi che con la coda si arrampicano lungo i margini delle cornici. I timpani dei frontoni presentano croci greche che dovrebbero essere quelle applicate al momento della consacrazione della Chiesa. Prospetti La Chiesa Madre si affaccia sull’unica vera piazza di Caccamo, le cui origini si ispirarono inizialmente a motivazioni religiose. Ma la sua presenza divenne col trascorrere del tempo luogo d’incontro, simbolo stesso della vita cittadina, punto di riferimento di quanti amavano sostarvi per un momento di socializzazione. Tutte le generazioni vi hanno lasciato l’impronta della loro presenza, facendone un segno nella memoria collettiva. A destra la Torre campanaria, alta 49 metri, è stata ottenuta dalla sopraelevazione di una struttura di base che probabilmente era una preesistente torre avanzata del Castello, di sicura origine chiaramontana. Quel che oggi si vede è il risultato di varie trasformazioni intervenute in diversi momenti storici. La base è stata infatti costruita intorno al 1300, quella mediana intorno al secolo XVII e quella finale nel 1790. Alle origini, la Torre terminava con una guglia piramidale decorata su quattro lati con piastrelle maiolicate che raffiguravano S. Giorgio. Ma in epoca recente (1930), in seguito ai danni provocati da un fulmine, fu ricostruita in forma conica senza alcuna decorazione. La facciata del Duomo contiene evidenti elementi classicheggianti coordinati abilmente con motivi barocchi, secondo il raffinato gusto del manierismo siciliano. La facciata a due ordini, è divisa verticalmente da lesene in pietra locale di stile ionico distribuite su due livelli e sormontate da una balaustra che, nella parte centrale, lascia spazio ad un’elegante loggetta fiancheggiata da quattro vasi ornamentali. La cornice tra il primo ed il secondo ordine presenta un accentuato linearismo, ammorbidito da due ampie volute sormontate da sfere in pietra. Il collegamento tra il cornicione del secondo ordine e la balaustra è assicurato da due ampie volute fogliacee. Al centro del secondo ordine si apre una grande finestra, anch’essa contornata da una cornice in pietra e sormontata da un timpano che richiama i motivi del portale centrale e da uno stemma con la croce di S. Giorgio. In alto, ai lati del primo cornicione, troviamo due statue di Giuseppe Ponti, raffiguranti i Santi Pietro e Paolo, del 1682. Sontuosi portali, pure in pietra locale, contornano i tre ingressi: quelli laterali sono coronati da un timpano di stile dorico, mentre il portone centrale è sormontato da un timpano più grande, ma con spioventi ricurvi e spezzati in alto, per lasciare spazio ad un medaglione marmoreo raffigurante S. Giorgio a cavallo nell’atto di uccidere il drago (1655), opera dello scultore Gaspare Guercio. La cupola, secondo il progetto iniziale, avrebbe dovuto avere forma ottagonale, ma è stata realizzata a forma di cubo, creando qualche disarmonia stilistica. Il lanternino, originariamente realizzato in muratura, è stato rifatto durante i recenti lavori di restauro in struttura metallica per alleggerire ulteriormente la volta. Sulla piazza su cui si protende la Chiesa Madre, prospetta anche il palazzo dell’ex Monte di Prestanza o Monte di Pietà, fondato nel secolo XVII, l’Oratorio del SS. Sacramento e la Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio. Sul muraglione che delimita la piazza, ammiriamo quattro statue in pietra dei compatroni della città: il Beato Giovanni Liccio, Santa Rosalia, San Nicasio e San Teotista, attribuiti allo scultore G. Ponti. La piazza era pavimentata in cotto siciliano e delimitata all’intorno da un basso muretto di protezione, oggi sostituito da una ringhiera in ghisa. In epoca molto recente la piazza è stata rifatta su struttura portante in cemento armato e la pavimentazione in mattoni rossi di cemento, ma il risultato non sembra in armonia con le caratteristiche del monumento. Al centro della piazza, a confine con il sagrato, vi è eretta una colonna in pietra sormontata da una croce, detta “la colonna della gogna”, perché ad essa venivano legati i peccatori non ereticali nel periodo dell’inquisizione. Elementi decorativi L’ interno della Chiesa Madre a croce latina, si articola in tre navate divise da sontuose colonne monolitiche in pietra locale che sorreggono arcate a tutto sesto. L’ordine della pianta, simmetrica e bilanciata, si articola come un corpo dalle membra perfette. La navata centrale si prolunga nel coro e quelle minori nell’ampio transetto. La linea architettonica, sobria e armoniosa, sottolinea l’accurata ricerca delle proporzioni, esalta l’intensa luminosità degli spazi e valorizza la preziosità delle decorazioni. La volta della cupola circolare fu progettata nel 1772 dall’architetto G. B. Cascione ed è decorata con stucchi del maestro Aloisio Romano di Palermo. Seguendo un itinerario rotatorio, da destra a sinistra, si possono ammirare moltissime opere d’arte alcune provenienti dalla precedente chiesa o da altre ora chiuse o dirute. La tela raffigurante il Beato Giovanni, con il panorama della Città, del pittore cagliaritano Carlo Ameglio (1939). Seguono le due tele di San Gaetano e di San Sebastiano attribuite al pittore palermitano G. Velasco, noto con lo pseudonimo di Velasquez, secondo la moda spagnoleggiante del tempo ( sec. XVIII ). Il Trittico su tavola, inserito in una semplice cornice lignea, raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Giorgio di autore ignoto ( 1468 o 1472 ). Segue la tela raffigurante la Madonna delle Grazie con i Santi Giacomo e Francesco d’Assisi attribuito alla scuola di P. Novelli. La statua in legno policromo di S. Giorgio che schiaccia il drago è di ignoto autore siciliano della fine del XVII secolo; la vara professionale, di evidente imitazione barocca, è opera di maestranze siciliane dell’area orientale. Merita particolare attenzione il transetto: nel braccio di destra si staglia il secentesco altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù, decorato in oro zecchino con motivi di segno geometrico. Al centro dell’altare c’è un tabernacolo a forma di tempietto. Nella zona bassa della parete, all’altezza dell’altare, sono collocati un altorilievo in marmo di Carrara raffigurante la Madonna col Bambino, ed alcune formelle marmoree di notevole pregio raffiguranti la Pietà e l’Annunciazione del Signore. Al di sopra della porta che immette in sacrestia, entro una cornice a stucco, troviamo una tela raffigurante i Sette Angeli ( XVIII secolo ) di stile classico-barocco. La cappella della navata di destra, dedicata alla Madonna con il titolo “Libera Inferni” comprende un altare con la statua della Madonna della Grazia eseguita in marmo bianco dallo scultore di origine lombarda Andrea Mancino. Alla base è scolpita la Nascita di Gesù e lateralmente l’Annunciazione. Le decorazioni della volta e delle pareti furono eseguite in stile impero all’inizio del XIX secolo da Tommaso Firriolo e Giuseppe Rini. Protetta da un vetro al posto del paliotto vi è la statua in cera dell’Assunzione di Maria. La cupola, sostenuta da quattro pilastri, fu costruita dall’arch. Giovan Battista Cascione e decorata da Aloisio Romano nel 1765 con medaglioni in stucco raffiguranti Papi, Vescovi e Dottori della Chiesa, mentre gli stucchi delle vele, che raffigurano i quattro profeti maggiori ( Mosè, Elia, Isaia, Geremia ), furono eseguiti da Ottavio Violante (1780). Sotto la cupola, accanto alla mensa Eucaristica, in cornu epistulae, spicca il fonte battesimale in marmo bianco monoblocco certamente di scuola gaginesca. Sulle quattro facce sono scolpiti: monogramma del nome di Gesù Cristo, San Giorgio a cavallo e gli stemmi delle famiglie Cabrera e Prades, alla cui munificenza si deve l’opera. Nell’abside centrale, l’altare maggiore in marmi policromi, con applicazioni e formelle lignee decorate in oro zecchino, è sormontato da una splendida tela raffigurante il Trionfo di S. Giorgio del pittore Vito D’Anna (1751). In una nicchia laterale, troviamo una statuina in alabastro raffigurante S. Giorgio a cavallo, di pregevolissima fattura di maestro siciliano. Il sontuoso coro ligneo a due ordini, opera dello scultore palermita
P. Duomo - Caccamo (PA)