Chiesa di S.Giovanni Battista

C. Matteotti 15 - Jesi Vedi la mappa

Informazioni

XI - XI (preesistenze intorno) E’ probabile un’origine monacale della Chiesa di S.Giovanni Battista e può essere identificata con quella appunto monastica a cui era annesso, all’inizio del sec.XI, un ospedale per i pellegrini intitolato a San Giovanni. Purtroppo né della Chiesa né dell’Hospitalis abbiamo caratteristiche precise, ma da recenti scavi si può affermare con certezza che l’antico edificio fosse orientato in altro modo ed era costretto tra le mura occidentali della città e Via Sabella, l’attuale Corso Matteotti. La Chiesa si trovava ad un livello più basso rispetto a quello dell’ attuale Corso, rialzato poi con le macerie dell’antico borgo di Terra Vecchia nei secoli XV e XVI. XVI - 1599 (proprietà carattere generale) La Chiesa venne chiamata a fare parte della nuova circoscrizione parrocchiale di San Nicolò che il Vescovo Camillo Borghese costituì il 1 Aprile 1599. 1596 - 1607 (ristrutturazione intero bene) Ristrutturazione di tutto il complesso, e realizzazione di una chiesa totalmente nuova e più amplia ad opera della famiglia religiosa degli Apostolini, là insediati dal 1560. Aveva una copertura a capriate lignee, una pianta a navata unica, con quattro cappelle rettangolari disposte soltanto lungo il lato occidentale, il sinistro, e al di sopra di esse quattro finestre la cui struttura è stata ritrovata intatta con ancora visibile la tinteggiatura a fresco. L’altezza delle finestre, di circa sei metri,rende l’idea anche dell’altezza della Chiesa. La parete destra invece era completamente liscia come se fosse in attesa di una successiva sistemazione e non presentava arcate, ad eccezione delle due dell’abside. Molto probabilmente la Chiesa aveva un’abside semicircolare. La parete destra, a differenza di quella sinistra,era liscia e anche le fondazioni rilevavano un criterio di costruzione molto più modesto. La Chiesa ospitava già la tela “Noli me tangere”, opera del Barocci. 1657 - 1657 (variazione ingresso) Da una visita pastorale del 1657 sembra che la Chiesa degli Apostolini avesse due porte di ingresso, una principale e una laterale. La facciata era più stretta di quella attuale e non aveva le lesene su cui poggia il cornicione aggettante. 1659 - 1659 (proprietà carattere generale) Nel 1659 la Chiesa e il convento attiguo passarono ai Sacerdoti della Congregazione dell’ Oratorio, chiamati anche Filippini, sotto la protezione del Cardinale Cybo. 1660 - 1680 (ricostruzione intero bene) I Filippini tra il 1660 e il 1680 ricostruirono la Chiesa, ormai fatiscente a seguito della soppressione degli apostolici, dalle fondazioni, modificando anche l’assetto planimetrico e realizzando al suo interno un significativo e precoce esempio dell’architettura baroccheggiante. La facciata è del 1678. La Chiesa venne denominata appunto di San Filippo, vennero aggiunte le cappelle anche lungo il lato orientale, ampliando il volume sul terreno pubblico di Via Saffi che quindi fu ridotta in larghezza. La Cappella del Crocefisso finì soppressa e divisa a metà, una parte inglobata nella nuova Cappella di San Filippo, stuccata dall’ Amantini (1625/1675) andò completamente perduta, invece l’altra metà, diventata scala d’accesso al pulpito, fu imbiancata. La lunghezza della Chiesa è di metri 24,85, la larghezza con le cappelle è di metri 14,20, l’ altezza della volta è di metri 14,00. Sicuramente doveva esistere un progetto generale di questi interventi. 1665 - 1665 (inizio lavori cappella della Madonna del Soccorso) Nel 1665 il mastro Andrea da Monte San Vito, nell’ambito dei lavori, inizia a sistemare la Cappella della Madonna del Soccorso ma gli interventi danneggiano la decorazione della Cappella della Maddalena, situata accanto e appartenente alla famiglia Ripanti. 1665 - 1666 (costruzione cappella di S.Filippo Neri) La prima cappella ad essere costruita e sistemata fu quella di San Filippo Neri, che ospita la tela “Estasi di San Filippo”: l’altare fu concepito in modo tale che i raggi di sole all’alba nel mese di maggio illuminassero proprio il volto del Santo. La realizzazione di questa cappella ha, senza dubbio, influenzato la disposizione interna della Chiesa. Tommaso Amantini, pittore, scultore e stuccatore di Urbania, inizia a stuccare la cappella il 18 agosto 1665 e la termina il 1 marzo 1666, rendendola la cappella più ricca di stucchi e rivelando un’interpretazione del Barocco romano a cui si era formato dopo la grande stagione del Bernini e dell’Algardi. Probabilmente l’ Amantini è anche il progettista della Cappella, mentre le altre sono state disegnate dal Mannelli. Ai lati della Cappella, due statue di stucco, una rappresentante San Nicolò, l’altra San Giuseppe: sorprendente il contrasto, quanto paludata e solenne la prima, tanto sobria negli abiti la seconda. 1667 - 1671 (costruzione cappelle di S.Girolamo e del Crocefisso) Nel 1667 sono terminati i lavori della struttura muraria della cappella dedicata a San Girolamo, che si colloca al centro del lato destro della Chiesa. Muratori furono Mastro Andrea e Mastro Bartolomeo, fratelli, da Montecarotto. Successivamente nel 1671 mastro Simone Andreani comincia a realizzare gli stucchi, che saranno terminati in quattro mesi. Sempre nello stesso anno inizia la costruzione dell’ultima cappella, quella del Crocefisso, riprogettata dal Mannelli e ubicata di fronte a quella di San Filippo. Mastro Simone Andreani anche qui realizza gli stucchi e Pier paolo Aquilini dipinge le due tele laterali che rappresentano la “Flagellazione” e la “Coronazione di Spine”. 1668 - 1668 (inizio lavori ala sinistra) Nel settembre 1668, terminate le strutture murarie di tutte le cappelle si inizia a stuccare il lato sinistro della Chiesa, per ora ancora coperta a capriate e con il soffitto molto più basso dell’attuale. 1677 - XVII (ristrutturazione volta) Il 9 luglio 1677, dopo qualche anno di pausa iniziano i lavori per alzare la volta della Chiesa, vi lavorano Mastro Bartolomeo e Mastro Andrea. Terminata la volta, Mastro Antonio comincia a stuccare su disegno del Mannelli, realizzando un’opera plastica legata alla cultura locale con fiori e frutti della Vallesina. Ad affrescare la volta arrivano da Osimo Arcangelo Aquilini e da Bologna Antonio Massi. Quest’ultimo realizza gli affreschi della vita di San Giovanni Battista, mentre l’ Aquilini affresca due episodi della vita di San Filippo che probabilmente riproducono delle stampe d’epoca. Gli ovuli del soffitto sono sette disposti a forma di croce; altri tre ovuli si trovano nella navata incastonati in splendide cornici di stucco e rappresentano “La Gloria di San Filippo”, “San Giovanni che battezza Gesù” e l’ “Estasi di San Filippo”. 1682 - 1682 (proprietà altare) Nel 1682 lo splendido altare di marmo, donato dal Cardinale Cybo, viene impiegato come altare maggiore della Chiesa. 1694 - 1694 (consacrazione intero bene) La solenne consacrazione della Chiesa avviene nel 1694 ad opera del Card. Petrucci, Vescovo di Jesi e Filippino. 1798 - 1798 (erezione a Parrocchia intero bene) Allontanati i Padri Filippini, a seguito della chiusura al culto della Chiesa di San Nicolò in Jesi, San Giovanni Battista divenne sede parrocchiale. Era l'anno 1798. XX - 1978 (restauro intero bene) Il Parroco Don Attilio Pastori provvide, nel 1978, al restauro dell’ affresco trecentesco di notevole valore, il Cristo “Sangue Giusto” liberandolo dalle manomissioni dei sec. XVIII e XIX. Ricostruì inoltre la canonica in toto e fece lavori anche nel sottosuolo della Chiesa dove sono stati ricavati locali di interesse storico e funzionale. Recenti restauri molto accurati hanno riportato la chiesa al primitivo splendore, riproponendo l’originaria coloritura interna in bianco ed oro. 1963 - 1967 (scavi intero bene) Tra il 1963 e il 1967 furono condotti degli scavi in occasione del rifacimento della chiesa parrocchiale. Gli scavi hanno portato alla luce, oltre alle fondazioni della chiesa ricostruita dagli Apostolini, le tracce di un edificio preesistente, nel quale si ipotizza potessero esservi delle navate, e il cui spessore dei muri si aggirava intorno ai cm 50. Un lato del muro poggiava a sua volta su uno precedente di pozzolana e mattoni di formato diverso, durissimo e molto profondo, di probabile origine romana. La costruzione si diramava, con mura spezzate, data l’impossibilità di scavare dove esistevano altri edifici anche in altre direzioni. XVIX - XVIX (demolizione intero bene) Purtroppo nel corso dell’800 sono stati apportati dei grandi cambiamenti che hanno in parte modificato la faticosa opera dei Padri Filippini: tre altari laterali sono stati praticamente demoliti, sono scomparse le tele della “Madonna del Soccorso” e la Pala d’altare raffigurante “San Girolamo”.

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