Secondo la tradizione, all'interno del vicino balneum romano, tuttora visibile ed in buono stato, venne ritrovato un piccolo simulacro ligneo raffigurante la Vergine, che prese l'intitolazione appunto dal dialetto "bangiu", da cui il più conosciuto titolo di Santa Maria Angiargia. Caricata la statua su un carro per essere trasportata in paese, i buoi che lo trainavano si diressero all'interno del bosco di olmi e ciò venne interpretato come volere della Madonna, di erigere una chiesa in quel punto. L'area è ancora oggi chiamata "bosco sacro" e chiunque osasse portare via un solo ramo, verrebbe colpito da ogni sorta di maledizione. La chiesa risale al secolo XII o XIII e secondo la tradizione vi era un monastero benedettino annesso, del quale comunque non esiste documentazione. La struttura, molto semplice e rimaneggiata nel tempo, si compone di blocchi a vista in arenaria di media dimensione; in asse con l'ingresso frontale si apre una finestra quadrata e sopra questa, il campanile a vela con luce arcuata, impostato al culmine della copertura; la falda destra è prolungata da un piccolo porticato a protezione dell'ingresso laterale e, sullo stesso lato, un ambiente di servizio. Tra gli oggetti più antichi, una campanella in bronzo di bottega sarda, realizzata tra il '700 e l'800 ed un dipinto votivo su tavola, datato 1833. All'interno, il simulacro della titolare, collocato sull'altare. In processione è portata la statua di Maria Bambina, conservata tutto l'anno in parrocchia, dentro una preziosa teca.
Descrizione e/o foto tratte da www.chiesecampestri.it
V. - Collinas (SU)
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