Chiesa di S.Maria della Neve

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Informazioni

la chiesa di Santa Maria della Neve di Monte dei Bianchi, titolazione che nel 1768 sostituì la precedente, forse più nota e ricca di suggestioni storiche di San Michele, venerato patrono dei Longobardi convertiti definitivamente al cattolicesimo, sotto il regno di Cuniperto(660-700). Non è certa la fondazione longobarda di Monte dei Bianchi da parte di Ato, figlio di Augeno, nel 760, al tempo di Desiderio ed Adelchi, dato che l’identificazione del vico Colonia dove, secondo l’atto conservato nell’Archivio Arcivescovile di Lucca, n. 87, fu costruito il monastero non coincide con la località di Monte dei Bianchi, chiamato il Monte nei documenti medievali. Una nota posta sul dorso del documento, in gotico cancelleresco, dichiara che trattasi della chiesa di San Michele sita in Colonia «prope Villa Basilica» della val Pescia minore, sistema territoriale di collegamento tra la Garfagnana e la Val di Nievole attraverso Bagni di Lucca. Non si può tuttavia escludere un’antica fondazione del monastero di Monte dei Bianchi, accomandato nel 1106 al monastero di Sant’Apollonio di Canossa e fondato dagli antenati degli allora patroni del cenobio i figli di Bosone, del ramo dei Bosi della Verrucola, ed i nipoti di Rodolfo da Casola, vassallo canossiano, membro della stirpe dei Bianchi di Erberia o di Rubiera. Le due casate formavano una consorteria ben attestata in quelle terre dette appunto, intorno al Duecento, dei Bianchi. Il Monte dove si trovava il monastero si trova su un promontorio panoramico, al centro delle terre distese tra la Valle del Lucido e l’alta Valle Aulella attraversate dai collegamenti tra la Piana di Luni e la Garfagnana. aggirando da settentrione il complesso alpestre delle Apuane. La chiesa completamente trasformata al suo interno da una ristrutturazione settecentesca conserva nel guscio perimetrale le tracce più antiche della sua storia. Si leggono nel lato meridionale almeno tre fasi, una più antica denunciata da bozze di calcare bianco inglobate in una costruzione più ampia, ancora ingrandita, in epoca bassomedievale, nelle forme attuali. La facciata a capanna in bozze di arenaria pseudo-isodoma è chiusa da un frontone triangolare impostato sull’allineamento del piano di appoggio delle capriate che ricoprivano il vano prima della riduzione in volta. Un portale dall’incorniciatura in arenaria recante la data del 1744 adorna, con le sue forme barocche diffuse nella Lunigiana orientale l’austera, pagina di pietra preceduto da un ripiano a gradoni raccordato con il piazzale. Nell’interno l’euritmica partizione ionica delle robuste paraste dalle diagonali stondate, affiancate nell’antica muratura, per il sostegno delle volte, riconduce lo spazio nella dimensione post-rinascimentale rielaborata nel corso dei secoli da XVII e XVIII da maestranze attive nella Lunigiana di allora e di cui non conosciamo la provenienza. Un indizio potrebbe forse suggerirlo l’altare ad andamento scalare contrario in marmi policromi ricostruito in sostituzione di quello antico nel 1774, di chiara impronta ligure. Il complesso monastico si trova presso il ciglio orientale del promontorio che ospita il tracciato rettilineo dell’asse principale del borgo fortificato di cui a tratti si scorgono ancora le torri di difesa. L’ ampio spazio prativo affacciato verso la valle del Lucido, che fiancheggia da mezzogiorno la chiesa, era un tempo occupato dal chiostro ancora suggerito dall’edificio adiacente la torre campanaria un tempo collegato con l’edificio sacro Facciata la chiesa di Monte dei Bianchi presenta una facciata a capanna completamente realizzata in conci di arenaria, ben lavorati, allineati su filari di altezze diverse, con una fascia in calcare bianco all’altezza della mensola del portale. Un timpano triangolare chiude la pagina del prospetto appoggiandosi sull’allineamento di una cornice realizzata con due filari di conci in calcare chiaro della stessa altezza con quello superiore in forma di cavetto con bordo di sostegno. La linea è stata interrotta dalla finestra sub-quadrata in arenaria dall’incorniciatura pronunciata aperta nella lunetta della volta interna; la sormonta ancora l’apertura a croce tamponata della precedente facciata. Anche la cornice di gronda è composta di elementi modulari dal guscio leggermente scavato. Il portale, ai lati del quale si dispongono due elementi di mensola, forse appartenuti all’antico portico, è un pregevole manufatto in arenaria del tipo diffuso nella Lunigiana orientale. L’incorniciatura con angoli di rinforzo superiori, gli stipiti ornati da due conci mediani a foglia d’acanto è contenuta all’interno di una trabeazione, appoggiata sullo stesso basamento, chiusa da modiglioni ornati con festoni di frutti. Su di essi appoggiano il fregio ed il fastigio, ornato con semivalve di conchiglia disposte ai lati del cartiglio con protome di cherubino con la data del 1744 ed il motto «Procul este profani». Il fastigio appoggia sulla lunetta intonacata a tutto sesto del precedente portale Esterno edificio il fianco meridionale presenta una tessitura muraria di cui si riconoscono almeno tre tipologie: la più evidente, anche se non la più estesa, comprende otto filari in calcare chiaro, con inserimenti di arenaria di colore ocra, un altro tratto murario eseguito con il medesimo materiale è presente anche nel fronte settentrionale a contatto con la linea di fondazione. Sempre nel fianco meridionale si nota un cambiamento di materiale a circa metà della parete: i conci della parte occidentale riconoscibili per il colore ocra, si ammorsano con una qualità di pietra dal colore più scuro prevalente nell’abside e nel fianco settentrionale, e suggerisce l’allungamento di un edificio di minori dimensioni. In alto il cleristorio presenta aperture rifatte nel secolo XVIII all’epoca della riduzione in volta, si scorgono tuttavia tracce delle precedenti aperture tamponate. Sullo spigolo della parete rivolta a mezzogiorno, si allinea la torre campanaria incastrata nel corpo laterale che delimitava il lato orientale del chiostro. Il paramento del presbiterio, pur essendo in muratura pseudoisodoma come gli altri prospetti, presenta una maggior compattezza e regolarità dei giunti. Si distinguono gli allineamenti delle buche pontaie disposti ad una distanza di cinque filari l’una dall’altra omogenei con quelli del lato settentrionale. Si legge insieme alla rastremazione del volume del presbiterio la sostanziale unità dell’apparecchiatura muraria poi affiancata dall’edificio più tardo della sacrestia. Sul lato meridionale una scala in arenaria permette di raccordare il dislivello del terreno con l’area del presbiterio e quella del campanile. Il portale presenta un esile architrave sormontato da un arco in arenaria fregiato di stemma gentilizio e sostenuto da due stipiti monolitici con croci di Lorena, simbolo che si ritrova anche nella chiave dell’arco della porta d’ingresso della torre campanaria Impianto strutturale l’impianto strutturale è generato da una pianta rettangolare chiusa da un presbiterio subquadrato più stretto rispetto alla larghezza della navata, che tuttavia viene visivamente ridimensionato dalle robuste paraste perimetrali addossate alle pareti medievali. Esse sostengono le arcate longitudinali e trasversali costruite per ricondurre in volta lo spazio interno, coperto nella fase precedente, da ampie capriate lignee. La rimodulazione dell’organismo è stata ottenuta ripartendo lo spazio con quattro campate coperte da volte a tutto sesto differenziate: a botte lunettata, la prima e la quarta; a vela tutte le altre, ed infine la terza e quella del presbiterio, a vela, ma su base pseudoquadrata. Le arcate trasversali dalla ghiera piana, irrigidite con catene, scaricano il peso della volta sui pilastri laterali raccordati con ghiere concave a quarto di cerchio che ampliano la dimensione spaziale delle cappelle Interno l’interno è ad aula unica con il presbiterio rettilineo e le pareti animate dal movimento curvilineo delle ghiere delle cappelle laterali, ornate con pregevoli altari in stucco dipinto, con il disegno coordinato, ad eccezione del secondo altare a sinistra in legno policromo e timpano triangolare. La controfacciata con la relativa campata sono occupate dalla cantoria sostenuta da quattro mensole distanziate. Le cadute d’intonaco seguite al sisma del 2013 lasciano scorgere parte della ghiera gotica del portale principale. Alla cantoria si contrappone il presbiterio con l’altare ligure sormontato dal dossale raffigurante San Michele e Santa Maria della Neve, in basso a sinistra è dipinta un’immagine della chiesa monastica fiancheggiata dal campanile che allora aveva una copertura piramidale molto pronunciata Presbiterio il presbiterio si compone del coro subquadrato e della quarta campata, che presenta la stessa configurazione spaziale di quella d’ingresso: base rettangolare e copertura a botte lunettata. Lo spazio soprelevato di un gradino rispetto all’aula è delimitato da una balaustra in marmo donata nel 1927 e diviso in due parti dall’altare maggiore in marmo policromo, di gusto ligure, ad andamento scalare contrario con tabernacolo centrale sporgente al di sopra dell’ultimo ripiano. Sul fondo rettilineo è collocata la grande tela raffigurante i patroni del sacro edificio. Sulle pareti del presbiterio è collocato un pregevole colo ligneo Struttura la struttura è in pietra intonacata con facciata con conci di arenaria e di calcare ben allineati su file sfalsate. La copertura della sacrestia è in tegole alla marsigliese a falde di padiglione su un livello inferiore rispetto a quello principale Coperture la copertura dell’edificio è a falde inclinate con manto in coppi ed embrici Pavimenti e pavimentazioni il pavimento dell’aula è in mattonelle quadrate di marmo bianco e nero disposte a losanga su file parallele Elementi decorativi la decorazione dell’interno è sobriamente limitata ad ampie campiture ed ornati finalizzati a dare risalto agli elementi architettonici. La parte più interessante è la decorazione della terza volta a vela, trattata come una pseudocupola che precede lo spazio del presbiterio. Rappresenta un padiglione da giardino ornato con vasi di fiori, aperto verso il cielo, alla maniera del barocchetto pontremolese. Al centro si svolge la cacciata degli angeli ribelli dal paradiso con San Michele che sconfigge Lucifero mentre nei quattro pennacchi stanno in atteggiamenti contemplativi quattro santi: Ambrogio ed Agostino, Gerolamo e Tommaso d’Aquino. Il dipinto fresco e vivace nell’insieme è opera di un pittore che nel 1742 si firma Giusepe Morelli, originario di Gragnola. Il Morelli aveva dipinto nel 1739 il martirio di Sant’Andrea nella chiesa di Magliano in Garfagnana Elementi lignei il pregevole coro ligneo presenta la data, nel cartiglio che sormonta il seggio centrale, del 1799; si tratta di un manufatto con lo schienale ripartito in riquadri separati da paraste corinzie, fregio e seggio principale, intagliati con decorazioni geometriche nastriformi, in legno chiaro, completo di inginocchiatoio. Di buona fattura è anche il pulpito collocato sulla seconda parasta di sinistra collocata sopra il confessionale Torre campanaria o campanile il campanile è una robusta torre a base quadrata costruita all’altezza del presbiterio, sul lato meridionale della chiesa. Si sviluppa su tre volumi sovrapposti, di altezza equivalente, con facce specchiate, separati da linee marcapiano. La cella è a quattro fornici a tutto sesto con ghiere dai conci ben squadrati, cornice tra piedritto e curva dell’arcata, concio di chiave ben evidenziato. Il fregio della trabeazione è ornato con oculi ellittici mentre la falda è coperta da una cuspide piramidale

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