La Chiesa parrocchiale Santa Maria della neve prospetta su Piazza GianGiacomo dell'Acaya e risale alla fine del XIII secolo (probabilmente al 1290), allorquando il primo barone del nucleo storco, Gervasio dell'Acaya, fece erigere una fabbrica religiosa. Lateralmente la costeggiano Via Trento e Via Ruggie. La prima struttura ben definitiva la dobbiamo a Pietro dell'Acaya che nel 1420 fece erigere meglio la parte retrostante in cui ricade anche la deliziosa torre campanaria. tale parte della struttura richiama elementi stilistici a cavallo dello stile romanico, visibile nelle arcatelle cieche addossate alla muratura di prospetto laterale e sul primo retro prospetto, nello stile gotico, presente nella definizione dei paramenti murari. Con il baronato di Gian Giacomo, l'edifico religioso, dedicato a Sant'Antonio Abate ebbe altri interventi cinquecenteschi, ma dopo venne trascurato e nella santa visita del 1627 del Vescovo di Venosa, Andrea Parbenedetti la tempo di Vincenzo Dellimonti, Marchese del feudo, fu descritto lo stato precario in cui si trovava. La descrizione inoltre riporta la presenza dei seguenti altari: Sant'Antonio Abate, Santa Maria dello spasimo, del Rosario, di Sant'Angelo. Gli stessi altari ancora, vengono riportati nella "Appezzo della terra di Acaya" redatto da Antonio Galluccio nel 1674. Nell'agosto del 1675 il Vescovo Antonio Quarto Pignatelli giunge ad Acaya, e vi ritorna nel 1681, ma le notizie storiche riportate riguardano principalmente il Convento di Monaci francescani. Successivamente al cambio di patronato per il Borgo di Acaya, che da Sant'Antonio passa a Sant'Oronzo (vedi la seconda santa visita del Vescovo Salvatore Spinelli il 9 giungo 1795) la chiesa matrice lascia il titolo di Sant'Antonio e prende quello di Santa Maria della neve. La modifica avvenne col marchesato di Andrea Vernazza il 1792. Altri interventi sulla struttura della Chiesa risalgono agli anni 1865, commissionati da Don Romualdo Briganti, e in 1933 con il parroco Don Gualbetro Baglivi. La pianta della chiesa è composta di una navata principale e due altari con tre cappelle. La sagrestia e la torre campanaria sono quello che rimane della struttura medioevale; nella sagrestia si notano l'acquamanile all'interno e il rosone sopra la porta di ingresso unici segni appartenenti alla struttura originaria nella navata destra vi sono il primo altare con il Cristo morto, il secondo dedicato a Sant'Oronzo, fatto erigere nel XVIII secolo, dai proprietari di allora i marchcesi Vernazza (Andrea Vernazza); il terzo altare dedicato alla Vergine Immacolata. Nella navata sinistra abbiamo il primo altare dedicato a Sant'Antonio Abate, il secondo dedicato al Crocifisso e fatto realizzare da Matteo Vernazza nei primi anni del '700 (risultata restaurato nel 1933 in occasione di un unico intervfento cento generale su tutta la chiesa); Il terzo altare dedicato alla Vergine Addolorata. L'altare maggiore ha sui lati lo stemma dei Vernazza ma conserva anche alcuni elementi cinquecenteschi che ricordano le opere di Gabriele Riccardi. Molto elegante l'ambone in pietra leccese di Giuseppe Simeone da Cavallno. Impianto strutturale interno, a tre navate separate da pilastri, possiede sei altari laterali. Elementi decorativi sono presenti sei altari, tre per lato dell'aula, riccamente decorativi da tele, statue in cartapesta e decorazioni varie. Sul lato sinistro dell'ingresso principale è presente una fonte battesimale probabilmente risalente ai primi del '400. L’altare maggiore ha sui lati lo stemma della famiglia Vernazza, marchesato locale risalente al '700. Preesistenze dell'edificio originario rimangono la parte absidale e il campanile tardo-romanico. Pianta
- Vernole (LE)