901 - 901 (prima menzione intero bene) La pieve di S. Martino, altra rispetto all'edificio odierno, è menzionata in un diploma imperiale tra le proprietà del vescovo di Asti. 1041 - 1041 (citazione intero bene) La pieve è confermata, insieme ai suoi possedimenti, al vescovo di Asti dall'imperatore Enrico III 1345 - 1345 (citazione intero bene) L'originaria pieve di S. Martino è compresa nel registro delle chiese soggette alla giurisdizione del vescovo di Asti. 1424 - 1424 (prima menzione intero bene) La chiesa di S. Benedetto, nella piazza del villaggio di Vezza d'Alba e titolare delle funzioni parrocchiali a partire dal 1671, è citata per la prima volta come luogo di incontro della comunità e dei signori locali. 1510 - 1510 (giurisdizione intero bene) Papa Giulio II concede il patronato della pieve di S. Martino e della chiesa di S. Benedetto al conte Giovanni Roero. Nell'occasione si apprende che quest'ultima "maxima indigent reparatione", tanto che il conte si vede costretto ad aumentarne il reddito. 1585 - 1585 (descrizione intero bene) La visita apostolica del vescovo Angelo Peruzzi descrive la chiesa di S. Martino come ancora titolare dei diritti parrochiali, mentre quella di S. Benedetto risulta essere a una sola navata, con quattro altari. Nell'occasione il visitatore ordina che siano demoliti quelli laterali, perché di intralcio. 1604 - 1604 (realizzazione pulpito) Il falegname Andrea Placano di Vezza realizza il nuovo pulpito della chiesa di S. Benedetto. 1626 - 1626 (descrizione intero bene) Il vescovo di Asti Ottavio Broglia, in visista pastorale, descrive la chiesa di S. Martino come ormai "diruta", al punto che vieta le celebrazioni. A proposito della chiesa di S. Benedetto, ordina invece lavori di sistemazione dell'area presbiteriale. 1629 - 1629 (riedificazione intero bene) I mastri da muro luganesi Giovanni Battista e Ludovico Trivulzio vengono incaricati della ricostruzione della chiesa di S. Benedetto. 1636 - 1636 (decorazione altari) Il consiglio comunale commissiona al pittore Fea le pale per gli altari dei disciplinati e del Rosario nella chiesa di S. Benedetto. 1656 - 1656 (descrizione intero bene) La visita pastorale del vescovo Vincenzo Roero attesta che la chiesa ha oltre l'altare maggiore quattro altari, di cui uno dei roero. 1664 - 1668 (riedificazione intero bene) La chiesa di S. Benedetto viene ricostruita a una sola navata. Vi lavorano i mastri da muro luganesi Vanino Carlo Francesco Finale e Andrea Perrotta. Sotto il pavimento della navata vengono ricavate le sepolture per la famiglia Roero. 1672 - 1672 (dignità intero bene) Le funzioni parrocchiali sono definitivamente trasferite, insieme alla titolazione, dalla vecchia pieve di S. Martino alla ricostruita chiesa di S. Benedetto 1673 - 1676 (realizzazione altari) Il pittore Dufour e gli stuccatori Brunelli, tutti di Torino, sono incaricati della decorazione degli altari del Rosario, del Carmine e del Suffragio, oltre ad altre opere per la nuova parrocchiale. 1682 - 1682 (realizzazione orologio campanile) Emanuele Mattheis realizza l'orologio e la croce sommitale per il campanile della chiesa parrocchiale. 1686 - 1686 (decorazione presbiterio) Carlo Cosio realizza le vetrate del coro. 1689 - 1695 (realizzazione altari) Lo scultore Giuseppe Badarello di Asti, il pittore Giovanni Bersano e altri artisti lavorano alla pala dell'altar maggiore e alla decorazione degli altari sussidiari. 1697 - 1697 (descrizione intero bene) La visita pastorale del vescovo Innocenzo Migliavacca descrive la chiesa come dotata di sei altari, giudicandola "optime structure et forme ornatissime". 1708 - 1720 (realizzazione intero bene) Il cantiere della chiesa parrocchiale si avvia alla conclusione, con la copertura della navata, la posa della pavimentazione, la costruzione della tribuna e la fusione della campana. 1737 - 1737 (descrizione intero bene) Il vescovo Giovanni Todone, in visita pastorale, descrive l'interno della chiesa parrocchiale. 1739 - 1739 (realizzazione sepolture) Si predispongono camere sepolcrali al di sotto del pavimento della navata. 1742 - 1742 (descrizione intero bene) Lo Stato dei beni delle chiese della diocesi di Asti rileva descrive nel dettaglio l'edificio, ricordando 16 finestre con vetrate, un coro quadrato, il campanile con due campane, la cui porta serve anche come ingresso alla chiesa. 1748 - 1750 (realizzazione organo) Giovanni Battista e Francesco Maria Concone di Torino realizzato e collocato l'organo. 1817 - 1817 (dipendenza intero bene) Con la Restaurazione, la chiesa, insieme alle altre cappelle del luogo, è assegnata alla ricostituita diocesi di Alba. 1851 - 1851 (ampliamento intero bene) L'ingegnere albese Giorgio Busca progetta l'ampliamento della parrocchiale, che prevede l'aggiunta delle due navate laterali, e disegna la nuova facciata. 1872 - 1872 (decorazione interno) Il pittore Paolo Emilio Morgari dipinge sulla volta centrale quattro grandi affreschi: tre dedicati a s. Martino e uno al tema eucaristico. I fratelli Barelli di Bra eseguono, nel contempo, decorazioni lungo le pareti. 1900 - 1900 (restauro organo) L'organo della chiesa parrocchiale è restaurato da artigiani torinesi. 1929 - 1929 (realizzazione vetrate) Nuove vetrate policrome sono realizzate a decorazione delle finestre della chiesa. 2007 - 2009 (restauro conservativo intero bene) Si procede a un intervento di restauro conservativo.
P. San Martino 2 - Vezza D'alba (CN)