Diocesi di Catanzaro - Squillace
Posta su uno sperone roccioso, oggi, inglobato nel paese di Montauro, rappresenta insieme alla grangia, la seconda architettura tardomedievale più rilevante del borgo. L’edificio, orientato in senso est-ovest, presenta feritoie sui lati lunghi e sul lato corto est. A pianta rettangolare essa subì diversi rimaneggiamenti; quello che interessò il prospetto esterno dell’edificio è noto dalle date scolpite sul portale (1519) e sulla scalinata d’accesso (1609). La menzione dell’edificio contenuta nella Platea di Santo Stefano del Bosco induce a credere che la sua edificazione risalga ad un periodo precedente al 1500 e che, dall’analisi della cortina esterna e delle monofore, potrebbe collocarsi nell’XI-XII secolo. L’aspetto esterno dell’edificio, con una grande torre all’angolo nord-ovest e numerose feritoie, è molto più simile a quello di una fortezza che non a quello di una chiesa. Sul lato esterno meridionale sono visibili due doppie feritorie, forse riferibili, insieme alle sette poste sul piano superiore, alla ristrutturazione del 1569. Le tre grandi finestre rettangolari, disposte in modo irregolare, sono pertinenti ad una fase recente. Certamente posteriori al 1783 sono anche i cinque finestroni con arco a tutto sesto posti nella parte più alta. Di grande interesse, ai fini di una corretta datazione, sono le due monofore (di cui quella ovest appena visibile perché murata) originarie, modificate dopo il terremoto dagli interventi strutturali che hanno portato alla creazione dell’ambiente sulla navata destra con le relative finestre. Anche il lato est, in cui è collocato l’abside, presenta un profilo esterno rettilineo (fig.6), così da creare un aspetto volumetrico dell’edificio simile ad un grosso parallelepipedo a pianta rettangolare, rigidamente squadrato. Le quattro feritoie sono contemporanee alla fortificazione del XVII secolo, come pare accertato dalla data 1652, incisa sulla cornice. Il lato nord si presenta molto simile a quello sud con quattro finestre in alto, simmetriche rispetto a quelle del lato opposto, così come le due monofore medievali e le feritoie di difesa. Sul lato ovest si erge la facciata principale della chiesa incorniciata da un portale bugnato , con l’arco chiuso in chiave da uno stemma con croce greca, datato al 1519 da un’iscrizione sullo stipite nord. Al portale si accede tramite uno scalone in pietra, recante incisa su uno dei gradini la data di costruzione 1609. L’intera facciata, inquadrata da doppie lesene e sormontata da un timpano, è di recente fattura, come testimonia l’epigrafe di marmo inserita nella muratura al di sopra del portale recante l’iscrizione “Terribilis est us iste / hic domus dei est 1828”. Al centro della facciata, in alto, campeggia un rosone ovale, contenente l’immagine a mosaico policromo del santo protettore, che ha sostituito l’originario dipinto ottocentesco. Al di sotto è riportata una frase “Ne timeas Montaure protector tuus sum”, identica a quella che si legge sull’affresco nord all’ingresso della chiesa, che rappresenta l’arrivo del frammento dell’osso della nuca di San Pantaleon. Il rosone è affiancato da due finestre rettangolari, ricavate sulla facciata della chiesa durante l’ultimo rimaneggiamento e, che hanno probabilmente distrutto due dei ritratti dei Dodici apostoli rappresentati all’interno. Lo spazio interno della chiesa di San Pantaleone è scandito dalla presenza di due file di quattro colonne in pietra che danno origine a cinque cappelle laterali per lato. La tipologia delle colonne induce a credere che esse possano essere frutto del reimpiego di materiali provenienti da un altro edificio piuttosto che appartenere ad una fase più antica della chiesa stessa. La navata centrale è coperta da un soffitto ligneo a cassettone dipinto con numerosi motivi floreali, girali, foglie e cartocci (XVIII secolo). All’interno della Chiesa domina lo stile barocco, sviluppatosi nel piccolo centro del catanzarese all’indomani del terremoto del 1783, grazie alla presenza della grangia certosina e agli stretti rapporti di quest’ultima con la Certosa di Serra San Bruno. Nell’edificio di culto sono, inoltre, custodite diverse statue marmoree di San Pietro e San Paolo; il Cristo Redentore e quattro evangelisti in rame dorato facenti parte dell’altare; sei altari marmorei laterali, un coro ligneo, una tela con Cristo e le anime purganti di Tomaso La Rosa del 1668, affreschi adornano il cornicione e l’arco trionfale e, infine, si ricordano gli affreschi dei muri absidali di Domenico Costantino del 1723. Ai lati del portale d’ingresso sono presenti due affreschi che ritraggono l’arrivo delle spoglie di S. Pantaleone, con il dettaglio del paese e della Grangia, e la processione verso Montauro (11-13). Il documento più antico in cui si fa esplicito riferimento alla chiesa di San Pantaleone è datato al gennaio 1569. Si tratta di un atto con cui il sindaco di Montauro Pantaleone Viringerio, insieme ai principali notabili ed eletti dell’Università, deciva di stipulare una convenzione con mastro Loisio de Leone, mastro fabbricatore di Monteleone in quanto « detta Università di Montauro pretende fare una fabrica per loro difensiva per la pagura de li turchi, et havendono questi dì passati fatto accordio con detto mastro Loisio fabricator a fabricar in detta fabrica quale sarà dove al presente è l’ecclesia de Santo Pantaleone, maggior ecclesia de detto casale, a raggione de sei ducati lo mese a spisi seu victu, stantia letto et foco d’essa Università, incomenzandose quando che incomincia finchè si complirà». Le opere previste furono certamente realizzate e restano visibili sulle mura esterne della chiesa parrocchiale. Ai lati dell’ingresso alla Chiesa trovano posto due affreschi paesistici commemoranti l’arrivo delle reliquie di San Pantaleone a Montauro. Quello, collocato a sud, si riferisce all’arrivo del sangue del santo nel 1753, come testimonia la stessa iscrizione.
Descrizione e/o foto tratte da www.iluoghidicassiodoro.it
P. San Pantaleone - Montauro (CZ)