L’edificio a tre navate era di piccole dimensioni e per questo motivo, nel 1330, partirono i lavori per una nuova struttura, che nel 1341 risultava essere una delle più ampie della città. Tra sospensioni e riprese il complesso religioso, che comprendeva anche un grande convento, rimase incompleto fino a tutto il Quattrocento. I consistenti lasciti di Mariotto di Cristoforo Cofani e dei figli permisero, a partire dal 1491, il rilancio e il completamento dei lavori. Nel 1510 Martin Lutero, ancora monaco agostiniano, secondo la tradizione si fermò nel cenobio aretino durante il suo viaggio verso Roma. Il Vasari ci dice che tra la fine del Trecento e i primi del Cinquecento la chiesa fu abbellita da splendidi cicli di affreschi e dipinti su tavola, eseguiti da importati artisti quali Barna Senese, Iacopo del Casentino, Parri di Spinello e tanti altri. Tutte queste opere sparirono tra il 1761 e il 1776, quando l’edificio sacro subì un enorme stravolgimento che ne dimezzò le dimensioni e lo trasformò all’ interno. I nuovi canoni imperanti erano quelli del barocco e del rococò, per questo i fratelli milanesi Francesco e Giuliano Rusca e il ticinese Carlo Speroni riempirono di sfarzosi e opulenti stucchi la chiesa. La Cantoria (1765) sulla controfacciata rappresenta il momento più alto di quel periodo.
Descrizione e/o foto tratte da www.amarantomagazine.it/news_dett.php?id=646
P. S. Agostino 1 - Arezzo (AR)
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