Tradizioni del matrimonio nelle Marche
Hai origini marchigiane, sei nel pieno dei preparativi delle tue nozze e ti sei chiesto com'erano i matrimoni del passato? Ecco qualche curiosità.
Le Marche offrono uno scenario da fiaba, un paesaggio che si divide tra il fascino del mare, la dolcezza dei monti e delle colline ed il mistero dei castelli e delle città antiche, location perfette per matrimoni in stile medievale o comunque dai toni rustici e campestri.Il giorno del matrimonio è un momento speciale e, proprio per questo motivo, lo prepariamo con cura per far sì che nulla venga lasciato al caso. Nel nostro paese poi, ricco di sfumature che variano da una regione all'altra, vigono delle regole non scritte ma tramandate di padre in figlio, in un misto di tradizione e scaramanzia. Qualcuna, anche se spesso non te ne rendi conto, è arrivata fino a noi, ma in misura minore e con modalità differenti rispetto all'epoca.
Molte di queste tradizioni non vengono più rispettate perché frutto di una vita contadina che oggi non è più nostra, ma che è bene conoscere per capire meglio il passato.
Innanzitutto, un sabato sera le famiglie degli sposi si riunivano a casa della sposa e veniva stabilita la data delle nozze tramite il compromesso, un accordo per stabilire tutti i dettagli del matrimonio. La data dipendeva molto dal mestiere dello sposo: se sitrattava di un mezzadro di un piccolo podere, doveva essere di sabato, se invece lavorava in grandi appezzamenti con l'aratro avrebbe dovuto sposarsi di giovedì.
Questa usanza è stata probabilmente sostituita con la semplice conoscenza dei genitori in un'occasione non stabilita, magari ad un compleanno o una festa comandata, mentre la data del matrimonio e i preparativi sono lasciati a voi sposi, a differenza dell'epoca.
Una tradizione tipicamente marchigiana è quella dell'accuncio, ovvero il momento in cui la dote della sposa veniva messa su un carretto trainato da buoi e addobbato con fiocchi e campanelli per l'occasione (i campanelli servivano per far rumore durante il trasporto in modo da destare l'attenzione dei vicini!). In un giorno stabilito le donne della famiglia trasportavano, con dei cesti da portare sulle loro teste, il corredo nella nuova casa per preparare il letto della coppia, ed era un momento importante in quanto serviva per comunicare al paese l'imminente matrimonio. Le donne dovevano essere due e non tre, sempre per un aspetto scaramantico, così come una delle due non poteva essere la sposa.
Il corredo, veniva preparato sin da quando la sposa era bambina, e non doveva essere assolutamente di canapa altrimenti era credenza comune che sarebbe potuta rimanere zitella.
La preparazione del corredo è, tra le tradizioni più antiche, quella che meglio si è tramandata. Se sei in odore di matrimonio e non hai già provveduto al corredo sicuramente lo farai a breve, anche perché al giorno d'oggi, in un contesto di mode e tessuti che migliorano di anno in anno, non si prepara più sin da piccoline, ma si provvede poco tempo prima magari tenendo conto di sconti e occasioni.
In passato, se i futuri sposi avevano avuto storie precedenti, la sera in cui era stata stabilita la data delle nozze, gli amici lasciavano davanti all'uscio dei rispettivi ex, se non si erano già sposati, l'impajicciata ovvero un misto tra fogliame, residui di aglio e paglia. E' una tradizione un pò cattivella, in quanto si trattava di una sorta di scherno da parte degli amici, e tutt'oggi in alcune parti delle Marche viene praticata (e tu ne hai mai sentito parlare?).
Nelle tradizioni un ruolo predominante lo ha sempre avuto la scaramanzia: il giorno del matrimonio ad esempio, all'uscita della chiesa, la prima persona a complimentarsi con la nuova famiglia non doveva essere vedova, cosa che altrimenti avrebbe portato sfortuna alla coppia.
Ruolo fondamentale avevano poi le due abitazioni degli sposi: mentre nella casa della sposa si offrivano vino e dolci per festeggiare, in quella dello sposo si aveva un rituale che vedeva la suocera consegnare le chiavi della nuova casa alla nuora. Prima della consegna però, la suocera rivolgeva la domanda di rito alla sposa: "Porti la pace o la guerra in questa casa?" e la sposa avrebbe dovuto rispondere "porto la pace". Dopodiché la suocera consegnava le chiavi della nuova casa tra manifestazioni di gioia e applausi degli invitati e il ricevimento poteva avere inizio.
Si tratta di tradizioni che rimandano ad un modo di vivere contadino, e anche il menu del ricevimento consisteva in piatti semplici provenienti dalla terra: erano molto usati prosciutto e salsicce per l'antipasto. Si proseguiva con minestre in brodo (stracciatella, passatelli o cappelletti).
Come secondo spesso si offriva la galantina ovvero la gallina dissossata e farcita, con contorno di verdure cotte. Dopodiché si passava nuovamente al primo ma senza brodo: un piatto tipico erano le tagliatelle al sugo.
E ovviamente non era finita qui. Si passava alla frittura mista, poi all'arrosto che poteva essere di pollo o di agnello.
Si concludeva con il dolce che spesso consisteva nella zuppa inglese con pan di spagna e crema pasticcera.
A fine cena era tradizione aprire una bottiglia di vino cotto preparata per l'occasione al momento della nascita dello sposo.
Infine venivano offerte ciambelline zuccherate che gli invitati portavano via come ricordo, una sorta di antenate delle attuali bomboniere.
In alcune zone marchigiane, in particolare in provincia di Macerata, a fine ricevimento si usava lanciare con forza dei confetti tanto che, in alcuni casi, si finiva per rompere qualche stoviglia.
Ovviamente, con il passare del tempo, la maggior parte di queste usanze sono andate perse. Nella società in cui vivi oggi, completamente diversa da quello contadina, le usanze più antiche sono andate perse. Ma è bene ricordarti cosa è stato ieri per vivere al meglio il contesto in cui vivi oggi.
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